L’articolo Le Mura Aureliane proviene da CorriereNerd.it.
C’è un luogo nel cuore di Roma dove potete passeggiare e al tempo stesso attraversare ben 1700 anni di storia. Questo luogo abbraccia letteralmente il cuore di Roma e i suoi luoghi più belli. Sono le antiche mura di difesa:le Mura Aureliane. Pochi le notano guidando o passeggiando distrattamente, eppure, non solo abbracciano dei luoghi storici, come ad esempio, via Veneto all’altezza di Porta Pinciana, ma sono entrate nei libri di storia e hanno tanto, tantissimo da raccontare.
Le Mura Aureliane prendono il nome (come si può benissimo immaginare) dall’imperatore Aureliano, che nel 270/275 d.C. decise di difendere Roma con queste mura. Per secoli, Roma non aveva mai avuto bisogno di una difesa, era lei a dominare il mondo, e lo faceva anche bene. All’inizio della sua storia c’erano state si delle mura di difesa, ma si parla del IV secolo a.C., quando doveva difendersi dai Galli, da dei barbari che arrivavano e saccheggiavano la città, ma da quel momento in poi, il suo dominio si era esteso progressivamente su tre continenti, con legioni praticamente imbattibili. Le vere mura di difesa, erano le sue frontiere, il famoso Limes, che si trovava lontanissimo da Roma, costituito da mura, fossati e legioni pronte a difendere i confini dell’Impero.
Roma era il cuore morbido di un frutto dal guscio durissimo, ma ad un certo punto questo guscio cominciò a rompersi: nel III secolo, l’Impero Romano entrò in una crisi profonda, gli imperatori si succedevano uno dopo l’altro, e addirittura parti dell’Impero avevano fatto secessione, le Gallie ad esempio, oppure il Medio Oriente, con il famoso regno della regina Zenobia, e non solo, anche la società era cambiata, Ed è in questo contesto di un corpo malato, debole, che entrano le “malattie”, cioè i Barbari. Marcomanni e Alamanni, che riescono a penetrare nell’Impero, e che i Romani non riescono a contenere. Comunque non si tratta di vere e proprie invasioni (quelle verranno dopo), sono incursioni predatorie. I Barbari mettono a ferro e fuoco le città arrivando a Verona e a Pavia, troppo vicine a Roma considerando le dimensioni dell’Impero.
Aureliano appena salito al potere, capisce il pericolo e subito costruisce delle mura di difesa attorno Roma: le Mura Aureliane, lunghe diciannove chilometri e alte dai tre ai quattro metri. Alla base avevano un profondo fossato che ne duplicava l’altezza, un po’ come nei castelli medievali. Davanti probabilmente c’era solo pianura, in modo da tenere il nemico sotto tiro.
Una curiosità: per limitare i costi, Aureliano decise di far passare il più possibile questo muro attraverso terreni del demanio imperiale. Inoltre, sempre per lo stesso motivo, molte costruzioni più antiche vennero inglobate nella cinta muraria. E’ il caso degli acquedotti, come si può ben notare a Porta Maggiore. Vennero inglobati anche degli edifici imperiali, come ad esempio l’Anfiteatro Castrense (inglobato con le sue arcate e tamponato), ma anche strutture militari come il Castro Pretorio, monumenti funerari, come la bellissima Tomba del Fornaio Eurisace, e la Piramide Cestia.
Le Mura Aureliane, come tante opere romane, sembrano fatte da un’infinità di mattoni messi in fila quasi in modo perfetto, ma c’è un trucco: l’interno è formato da una specie di cemento, fatto con della malta, con del tufo, blocchetti di marmo e pezzi di mattoni. messi insieme a formare un elemento estremamente robusto ma anche elastico, solo l’esterno era ricoperto di mattoni, e che fosse la soluzione giusta lo dimostra il fatto che tutte queste mura e tanti edifici romani sono ancora in piedi oggi. Con il passare dei decenni e anche delle generazioni, Massenzio prima e l’imperatore Onorio poi, migliorarono queste mura, potenziandole, anche perchè i Barbari avevano affinato le tecniche d’assalto alle città, e il solo Muro non bastava più.
L’altezza delle Mura Aureliane venne raddoppiata e vennero fortificate anche le basi. Il punto debole di queste mura possenti erano, ovviamente, le aperture per permettere a carri e persone di entrare e uscire dalla città. Esistevano aperture molto piccole per il passaggio pedonale chiamate “posterule”,e poi c’erano aperture immense come Porta San Paolo, che consentivano ai carri di portare le merci all’interno della città e di uscire. C’era un sistema di difesa: da queste aperture infatti scendeva una specie di grata di ferro in caso di attacco e di notte venivano chiuse da possenti portoni di legno e ferro.
Le mura difensive funzionarono a lungo, almeno fino al primo grande “sacco” subito da Roma, i Visigoti capeggiati da Alarico furono i primi a penetrare la città 140 anni dopo l’edificazione delle Mura Aureliane, e lo fecero con un’espediente che ricorda un po’ la presa di Troia da parte degli Achei: i Visigoti fecero finta di togliere l’assedio lasciando come dono trecento schiavi che, una volta entrati dentro Roma aprirono le porte della città in modo da far entrare tutto l’esercito. Un’altra versione invece fa riferimento al tradimento di una patrizia romana che di nascosto fece aprire una delle porte di Roma, Porta Salaria, e fu la fine. Il primo vero sacco di Roma fu un vero e proprio shock per il mondo antico,ma fu solo il primo di una nutrita lista.
Roma venne conquistata e persa più volte, per esempio nelle battaglie tra Goti e Bizantini, ma le Mura avevano sempre retto, la conquista di Roma era avvenuta a volte per tradimento, a volte trovando dei passaggi attraverso gli acquedotti, ma come strumento difensivo le mura avevano sempre funzionato, anche quando arrivarono i Lanzichenecchi. In realtà, queste mura, attraverso i secoli vennero migliorate: quando comparve la polvere da sparo e i cannoni, cambiarono. In effetti, erano state concepite per resistere alle scale, alle torri d’assedio, quindi erano strette e alte, ma con la polvere da sparo bisognava renderle più basse e spesse, cosa che venne fatta e in certi punti si vedono ancora dei piani inclinati per resistere e deviare le cannonate, ma ad un certo punto anche queste possenti mura si arresero alla storia, e lo fecero a una data precisa: la presa di Roma da parte delle truppe Piemontesi e la breccia di Porta Pia il 20 settembre 1870, che fisicamente dimostrava la vulnerabilità di questo sistema difensivo che nonostante tutto aveva funzionato per ben 1700 anni consecutivi.
In seguito altre bombe durante la Seconda Guerra Mondiale distrussero dei tratti delle Mura, e queste stesse mura sono state testimoni della morte di oltre 1300 persone tra soldati e civili nel caos dell’8 settembre 1943, quando cercarono di opporsi strenuamente all’arrivo dei tedeschi in ritirata da sud dentro la città.
Scusandomi per essermi dilungata troppo, una piccola chicca: alla fine dell’ottocento, ampi tratti delle mura sono stati assegnati a pittori, scultori e ceramisti, perchè realizzassero qui i loro laboratori e i loro studi, e uno di questi è ancora in funzione: lo studio di Francesco Rangone (pittore, ceramista studioso delle mura romane) è un luogo concepito sin dall’inizio certamente come uno studio, ma anche come una scuola d’arte gratuita aperta a tutti. Solo entrando dentro le Mura Aureliane si riesce a capire che non sono solo mura, sono dei veri e propri edifici costruiti da milioni di mattoni (una stima parla di almeno 100 milioni di mattoni) ognuno fatto a mano, E’ stata un’opera ciclopica pazzesca, un “edificio” lungo 19 km. E’ un gigante se confrontato al Colosseo o al Circo Massimo, forse una delle cose più grandi mai costruite in tutta l’antichità, di certo sono le mura meglio conservate dell’età antica.
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