Chi avrebbe mai pensato che nel cuore di Milano si nascondesse una chiesa capace di stupire e incantare, tanto da far perdere i sensi a chi la visita? Stiamo parlando della chiesa di San Satiro, un luogo ricco di fascino e mistero, situato in via Torino, a due passi dal Duomo. Il suo nome completo è Santa Maria presso San Satiro, perché originariamente era dedicata a San Satiro, il fratello di Sant’Ambrogio, il santo patrono di Milano e uno dei più grandi vescovi della storia cristiana.
La chiesa è una vera meraviglia architettonica, che colpisce non solo per la sua storia millenaria, ma anche per la sua struttura articolata e raffinata. La sua origine risale al IX secolo, quando il vescovo Ansperto fece costruire una piccola chiesa a pianta circolare, con un sacello dedicato a San Satiro e un campanile romanico, che è il secondo più antico di Milano dopo quello di Sant’Ambrogio. Nel 1242, la chiesa divenne famosa per un evento miracoloso: un’immagine della Madonna con il Bambino, dipinta sulla facciata esterna, si mise a sanguinare dopo essere stata ferita da un coltello da un giovane folle. L’immagine fu portata all’interno della chiesa, dove divenne oggetto di venerazione e devozione da parte dei fedeli.
Nel XV secolo, la chiesa fu ampliata e trasformata grazie all’intervento di Donato Bramante, il geniale architetto che avrebbe poi lavorato a Roma per il papa Giulio II. Bramante fu chiamato dal duca Galeazzo Sforza, che voleva rendere più prestigioso il luogo in cui si trovava l’immagine miracolosa della Madonna. Bramante realizzò un capolavoro di architettura rinascimentale, integrando il sacello altomedievale in una nuova costruzione più ampia e maestosa, con un retro che sembra uscito da una fiaba e una sagrestia ottagonale elegante e sontuosa.
Ma la vera sorpresa di questa chiesa è la prospettiva.
Bramante, infatti, dovette affrontare il problema dello spazio limitato tra la chiesa e il palazzo Sforzesco, che impediva di realizzare un’abside profonda e spaziosa. Allora, con una geniale intuizione, Bramante creò un’abside fittizia, dipingendo sul fondo della chiesa una scena che simulava una profondità di dieci metri, mentre in realtà lo spazio era di soli 97 centimetri. Per rendere più credibile l’effetto, Bramante usò una serie di trucchi prospettici, come le finte semicolonne che si restringono verso il fondo, la volta a botte che si incurva, il pavimento che sale e le finestre che si rimpiccioliscono. Il risultato è una perfetta illusione ottica, che inganna l’occhio e la mente, e che conferisce alla chiesa la monumentalità che Bramante cercava.
Si tratta di una vera e propria magia, che si svela solo quando si arriva a metà della chiesa, e che lascia sbalorditi quando ci si rende conto che la parete del fondo è molto più vicina di quanto sembri. Una vera e propria esperienza sensoriale, che emoziona e che ha fatto svenire più di un visitatore.
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