Il manoscritto di Voynich è uno dei libri più misteriosi e affascinanti della storia. Si tratta di un codice illustrato, scritto in una lingua sconosciuta, che contiene immagini di piante, animali, diagrammi astronomici e figure umane. Il manoscritto è stato datato al XV secolo, ma la sua origine e il suo significato sono ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi. In questo articolo, cercheremo di esplorare alcuni degli aspetti più interessanti di questo enigma letterario.
La scoperta del manoscritto
Il manoscritto deve il suo nome a Wilfrid Voynich, un mercante di libri rari di origini polacche, che lo acquistò nel 1912 da un collegio gesuita di Villa Mondragone, vicino a Roma. All’interno del libro, Voynich trovò una lettera di Jan Marek Marci, rettore dell’Università di Praga e medico reale di Rodolfo II di Boemia, che inviava il manoscritto a Roma presso l’amico poligrafo Athanasius Kircher, affinché lo decifrasse. Nella lettera, datata 1665 o 1666, Marci affermava di aver ereditato il manoscritto da un suo amico alchimista, Georg Baresch, e che il suo precedente proprietario, l’imperatore Rodolfo II, l’aveva acquistato per 600 ducati, credendolo opera di Ruggero Bacone, il famoso filosofo e scienziato inglese del XIII secolo. Voynich si interessò subito al manoscritto e cercò di svelarne i segreti, ma senza successo. Dopo la sua morte, nel 1930, il manoscritto passò alla sua vedova, Ethel, e poi a un altro mercante di libri, Hans Kraus, che lo donò alla Biblioteca Beinecke di manoscritti e libri rari dell’Università Yale, dove è conservato tuttora.
La composizione e le caratteristiche del manoscritto
Il manoscritto è composto da 234 pagine di pergamena, di dimensioni 22,5 x 16 cm, legate in un volume rilegato in pelle. Alcune pagine sono mancanti o danneggiate, e alcune sono piegate o rilegate in modo da formare fogli doppi, tripli o quadrupli. Il manoscritto è diviso in sei sezioni, secondo il contenuto delle illustrazioni: botanica, astronomia, biologia, cosmetica, farmacologia e ricette. Le illustrazioni sono realizzate con colori vivaci e mostrano piante, animali, stelle, pianeti, diagrammi, figure umane (soprattutto femminili), vasche, tubi, recipienti e simboli vari. Il testo è scritto con un sistema di scrittura che non è stato ancora decifrato, composto da circa 25-30 simboli diversi, che ricordano le lettere latine, greche, arabe o ebraiche, ma che non corrispondono a nessuna di esse. Il testo segue una direzione da sinistra a destra e da alto a basso, e presenta una struttura simile a quella delle lingue naturali, con parole separate da spazi e composte da una media di 4-5 simboli. Il testo sembra seguire delle regole di ortografia e di frequenza, e presenta delle ripetizioni e delle varianti. Tuttavia, il significato delle parole e delle frasi è ancora ignoto.
Le controversie sulla datazione
La datazione del manoscritto è stata oggetto di molte controversie e ipotesi. Inizialmente, si pensava che il manoscritto fosse del XIII secolo, sulla base della lettera di Marci che lo attribuiva a Ruggero Bacone. Tuttavia, questa ipotesi è stata scartata, in quanto il manoscritto presenta delle caratteristiche stilistiche e iconografiche che non sono compatibili con quel periodo. Altre ipotesi hanno proposto di collocare il manoscritto tra il XVI e il XVII secolo, ipotizzando che fosse un falso o un’opera esoterica di autori come John Dee, Edward Kelley, Giordano Bruno o lo stesso Kircher. Tuttavia, queste ipotesi sono state smentite da un’analisi al radiocarbonio, effettuata nel 2009, che ha stabilito con quasi totale certezza che il manoscritto sia stato redatto tra il 1404 e il 1438, durante il Rinascimento italiano. Questa datazione è stata confermata da altre analisi, basate sullo studio della pergamena, dell’inchiostro, dei colori, delle filigrane e dei segni di provenienza. Tuttavia, la datazione al radiocarbonio si riferisce solo al supporto materiale del manoscritto, e non esclude la possibilità che il testo e le illustrazioni siano stati aggiunti successivamente, o che siano basati su fonti più antiche.
Le analisi crittografiche
Il manoscritto di Voynich è considerato uno dei codici più difficili da decifrare della storia. Molti studiosi, linguisti, filologi, crittografi, matematici, informatici e appassionati hanno cercato di risolvere l’arcano di questo linguaggio sconosciuto, senza riuscire a dare una risposta definitiva. Alcuni hanno ipotizzato che il manoscritto sia un testo cifrato, cioè che i simboli corrispondano a delle lettere o a delle parole di una lingua nota, secondo un sistema di sostituzione, trasposizione o combinazione. Altri hanno ipotizzato che il manoscritto sia un testo inventato, cioè che i simboli rappresentino una lingua artificiale, creata dall’autore con uno scopo ludico, artistico o mistico. Altri ancora hanno ipotizzato che il manoscritto sia un testo senza senso, cioè che i simboli siano stati generati casualmente o seguendo delle regole arbitrarie, senza alcun significato intelligibile. Tra le tante proposte di decifrazione, nessuna è stata accettata dalla comunità scientifica, in quanto non sono state in grado di fornire una traduzione coerente e verificabile del testo, né di spiegare la sua origine e il suo scopo.
Le ipotesi
Nonostante le difficoltà di decifrazione, il manoscritto di Voynich ha suscitato l’interesse e la curiosità di molti ricercatori, che hanno avanzato diverse ipotesi sul suo contenuto e sul suo contesto storico-culturale.
Una delle ipotesi più diffuse è che il manoscritto sia scritto in una lingua naturale, cioè una lingua parlata da una comunità umana, ma cifrata con un sistema di scrittura inventato dall’autore. Questa ipotesi si basa sull’osservazione che il testo presenta una struttura simile a quella delle lingue naturali, con parole separate da spazi e composte da una media di 4-5 simboli. Inoltre, il testo sembra seguire delle regole di ortografia e di frequenza, e presenta delle ripetizioni e delle varianti. Tuttavia, questa ipotesi non è stata in grado di identificare con certezza la lingua di base del manoscritto, né di fornire una traduzione coerente e verificabile del testo. Tra le lingue proposte, ci sono il latino, il greco, l’arabo, il persiano, l’ebraico, il turco, il cinese, il sanscrito, il nahuatl, il proto-romanzo e altre lingue antiche o estinte.
Un’altra ipotesi è che il manoscritto sia un’opera artistica, cioè un testo inventato dall’autore con uno scopo ludico, estetico o mistico. Questa ipotesi si basa sull’assunzione che il testo non abbia alcun significato intelligibile, ma sia solo una forma di espressione creativa, basata su regole arbitrarie o casuali. Inoltre, questa ipotesi si appoggia sull’idea che il manoscritto sia un’opera unica e originale, che non ha alcun legame con altre fonti o tradizioni. Tuttavia, questa ipotesi non è stata in grado di spiegare la motivazione e il contesto dell’autore, né di fornire una chiave di lettura delle illustrazioni e dei simboli.
Un’ultima ipotesi è che il manoscritto sia un documento storico, cioè un testo che riflette la conoscenza e la cultura dell’epoca in cui è stato redatto. Questa ipotesi si basa sull’analisi delle illustrazioni e dei segni di provenienza, che suggeriscono una datazione al XV secolo e una localizzazione in Europa centrale o orientale. Inoltre, questa ipotesi si ispira alle testimonianze storiche, che collegano il manoscritto a personaggi come Rodolfo II di Boemia, Athanasius Kircher, Ruggero Bacone e altri. Tuttavia, questa ipotesi non è stata in grado di stabilire con certezza l’identità e la professione dell’autore, né di chiarire il contenuto e lo scopo del manoscritto.
Queste sono solo alcune delle ipotesi sul manoscritto di Voynich, ma ce ne sono molte altre, che spaziano dall’alchimia alla magia, dalla botanica alla medicina, dalla criptologia alla linguistica. Il manoscritto di Voynich rimane quindi un mistero aperto, che continua a sfidare la curiosità e l’intelligenza degli studiosi e degli appassionati. Se desiderate provare a decifrare il misterioso codice, potete sfogliare online tutte le pagine del manoscritto sul sito della biblioteca cliccando qui.
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