La Vergine di Norimberga è uno dei più famosi e macabri strumenti di tortura che si possono ammirare nei musei dedicati a questa lugubre tematica. Si tratta di un sarcofago di legno a forma di donna, dotato di punte o lame di ferro all’interno, che avrebbero trafitto il corpo del condannato chiuso al suo interno, provocandogli una lenta e dolorosa agonia. Ma cosa c’è di vero in questa terribile invenzione? La verità è che la Vergine di Norimberga non è altro che un falso storico, frutto dell’immaginazione e della fascinazione romantica per il Medioevo.
Il Medioevo, infatti, fu oggetto di una riscoperta e di una rivalutazione da parte dei romantici, che lo consideravano un’epoca di grande spiritualità, di fervore artistico e di identità nazionale. I romantici, a differenza degli illuministi, che avevano esaltato la ragione e la classicità, si lasciarono sedurre dal mistero, dall’irrazionale e dal gotico. Il gotico, come genere letterario e artistico, nacque nel XVIII secolo con il romanzo “Il castello di Otranto” di Horace Walpole, che inaugurò una serie di storie ambientate in un Medioevo fantastico e spaventoso, popolato da fantasmi, maledizioni, castelli in rovina e torture. Questa moda si sviluppò ulteriormente nel XIX secolo, soprattutto nell’epoca vittoriana, in cui si mescolarono il sensazionalismo, l’interesse per il soprannaturale e la critica sociale.
In questo contesto, nacque la leggenda della Vergine di Norimberga, che si basava su una presunta fonte storica del XVIII secolo, in cui si narrava dell’esecuzione di un falsario nel 1515 per mezzo di questo strumento nella città di Norimberga. In realtà, si trattava di una pura invenzione, che venne ripresa e amplificata da altri autori romantici, che ne fecero il simbolo della crudeltà e dell’oscurantismo medievale. A partire dal XIX secolo, cominciarono a comparire nei musei vari esemplari di Vergine di Norimberga, tutti falsi, realizzati appositamente per impressionare i visitatori e soddisfare la loro curiosità morbosa. Il più celebre di questi era quello conservato al castello di Norimberga, che venne distrutto dai bombardamenti del 1944. Si trattava di una copia del XIX secolo, forse degli anni ’30 o ’40, che non aveva nulla a che fare con il Medioevo.
Non esiste, infatti, nessuna prova storica dell’esistenza e dell’uso della Vergine di Norimberga prima del XVIII secolo. Tutte le immagini e le incisioni che la raffigurano sono posteriori a questa data e non hanno alcun valore documentario. La Vergine di Norimberga è quindi un mito, creato dalla fantasia e dall’interesse romantico per il Medioevo, che non riflette la realtà storica, ma piuttosto una visione distorta e teatrale di quell’epoca.
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