I satiri sono creature mitologiche della Grecia classica, che incarnano la vitalità e la fertilità della natura selvaggia. Raffigurati come uomini barbuti con le fattezze caprine, dalle ritorte corna frontali e sesso ipersviluppato, erano considerati geni dei boschi, delle acque e dei monti, da loro simboleggianti insieme con le Ninfe e con le Baccanti, con le quali partecipavano alle feste del dio Bacco,
Protetti dallo stesso Bacco e dal silvano Pan, era loro attribuita dall’immaginazione degli antichi una sensualità procace ed aggressiva, alla quale dava risalto la figura ch’era loro prestata, curiosa mescolanza dell’umano e del bestiale. Si aggiravano, insidiosi e protervi, nei boschi o sui monti, intenti a tendere lacciuoli alle fiere e alle ninfe, suonando tutti gli strumenti rustici
Si favoleggiavano figli di Mercurio e della Ninfa Istima. Curiosamente, però i Greci non vedevano nei satiri delle creature malvagie, quando delle creature moleste, da tenere alla larga e da cui guardarsi. Durante l’era cristiana invece la figura del satiro è stata connotata negativamente, al punto che, l’iconografia del diavolo stesso ha attinto alla figura del satiro.
Ma chi erano veramente i satiri, e qual era il loro ruolo nella mitologia e nella cultura greca? Per rispondere a queste domande, dobbiamo esplorare le origini e le trasformazioni di questi esseri, che hanno affascinato e spaventato generazioni di uomini.
Le origini dei satiri
I satiri sono tra le più antiche divinità della Grecia, e il loro nome deriva probabilmente da una radice che significa “saltare” o “scattare”, in riferimento al loro carattere irrequieto e giocherellone. Alcuni studiosi ritengono che i satiri siano stati originariamente dei genî della vegetazione, legati alla fecondità dei campi e degli animali, e che abbiano assunto le sembianze caprine per via dell’importanza della capra nella pastorizia e nell’agricoltura.
Nelle prime testimonianze letterarie, i satiri appaiono come compagni di Dioniso, il dio del vino, dell’estasi e della trasgressione. Dioniso era un dio straniero, proveniente dall’Asia Minore, che portava con sé un culto orgiastico e misterico, in cui i suoi seguaci, chiamati menadi o baccanti, si abbandonavano a danze frenetiche, musica, bevute e rapporti sessuali. I satiri erano i partecipanti maschili a queste celebrazioni, e si distinguevano per la loro lussuria, la loro ubriachezza e la loro violenza.
I satiri erano anche associati a Pan, il dio dei pastori e dei greggi, che viveva nelle zone montuose e selvagge della Grecia. Pan era raffigurato come un essere metà uomo e metà capra, con corna, zampe e coda di quest’ultima. Pan era il protettore dei satiri, e condivideva con loro l’amore per la musica, in particolare per il flauto, che secondo la leggenda aveva inventato. Pan era anche famoso per la sua libido insaziabile, e per il suo potere di incutere paura improvvisa, chiamata appunto “panico”.
I satiri nella letteratura e nell’arte
I satiri sono stati protagonisti di diversi generi letterari e artistici nella Grecia antica. Uno di questi era il dramma satiresco, una forma teatrale comica e burlesca, che si svolgeva dopo le tre tragedie nelle competizioni drammatiche. Il dramma satiresco era ambientato in un contesto mitologico, in cui i satiri, guidati da Sileno, il padre e il maestro di tutti loro, interagivano con gli dei o con gli eroi, creando situazioni paradossali e ridicole. Il dramma satiresco aveva lo scopo di alleggerire il tono tragico delle opere precedenti, e di divertire il pubblico con battute oscene, doppi sensi e scherzi.
Un altro genere letterario in cui i satiri erano presenti era la poesia bucolica, che cantava le gioie e i dolori della vita pastorale. I poeti bucolici, come Teocrito e Virgilio, descrivevano i satiri come esseri semplici e ingenui, che si innamoravano delle ninfe o delle pastorelle, ma venivano spesso respinti o derisi. I satiri rappresentavano il contrasto tra la natura e la cultura, tra l’istinto e la ragione, tra il desiderio e la frustrazione.
Nell’arte greca, i satiri erano raffigurati in vari modi, a seconda del periodo e dello stile. Nell’arte arcaica, i satiri erano mostrati come esseri brutti e deformi, con grandi orecchie, naso schiacciato, occhi sporgenti, bocca larga e denti aguzzi. Nell’arte classica, i satiri assunsero un aspetto più umano e armonioso, pur mantenendo le corna, le zampe e la coda caprine. Nell’arte ellenistica, i satiri furono rappresentati in scene realistiche e vivaci, in cui esprimevano le loro emozioni e le loro passioni.
I satiri nel mondo moderno
La figura del satiro ha continuato ad esercitare il suo fascino anche nel mondo moderno, sia nella letteratura che nell’arte. Molti autori hanno ripreso il tema dei satiri e del loro rapporto con la natura e con la sessualità, spesso in chiave critica o ironica. satiri sono anche entrati a far parte della cultura popolare, in particolare nel genere fantasy, dove appaiono come personaggi ricorrenti in opere come “Le cronache di Narnia” di C.S. Lewis, “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo” di Rick Riordan, “Harry Potter” di J.K. Rowling. In queste opere, i satiri sono spesso descritti come esseri allegri e leali, ma anche impulsivi e irriverenti, che aiutano i protagonisti nelle loro avventure.
In conclusione, i satiri sono delle creature mitologiche che hanno attraversato i secoli, cambiando aspetto e significato, ma conservando sempre il loro legame con la natura e con la vita. I satiri ci invitano a riflettere sul nostro rapporto con il mondo che ci circonda, e sulle nostre pulsioni più profonde. I satiri sono, insomma, una parte di noi stessi, che non possiamo ignorare o reprimere, ma che dobbiamo accettare e integrare.
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